Torna Biennale Democrazia, la manifestazione culturale della Città di Torino, ideata e presieduta da Gustavo Zagrebelsky, che dal 2009 si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. L’appuntamento sarà a Torino da mercoledì 26 a domenica 30 marzo, con la IX edizione che prende il titolo “Guerre e Paci”.
Quest’anno, la manifestazione intende riflettere sull’attuale scenario di crescente tensione globale e della persistente minaccia di scontri interni alle società democratiche. L’idea guida è quella di esplorare il complesso rapporto tra conflitto e democrazia, in un mondo dominato dalle guerre.
Coincidenza, o astrale casualità Biennale viene presentata alla stampa nello stesso giorno in cui è indetto uno sciopero della Magistratura nazionale a difesa della Costituzione, tutti i convenuti glissano via dall’argomento come avvenisse in un altro paese e Biennale non fosse incardinata dentro alla leggi della Costituzione, non sgusciano però con altrettanta disinvoltura dalla forbita retorica dei sacri valori della Costituzione.

Saranno quattro gli itinerari tematici a definire il carattere di questa edizione: Conflitti globali, conflitti locali; Geopolitica della guerra e della pace; Immaginare la pace, tra utopia ed eresia; Tutti contro tutti. Il programma sarà consultabile integralmente sul sito ufficiale di biennaledemocrazia.it, perché la brochure cartacea quest’anno non verrà stampata. Peccato perché in una città a prevalenza di ex giovani, dove la dimestichezza con il web potrebbe vacillare, si finisce con l’offrire un taglio poco inclusivo. Si risparmia, questo si.
Anche se nessuno rivela quanto la manifestazione costi, quanto Intesa San Paolo main partner dell’iniziativa investa, quanto le Fondazioni bancarie eroghino insieme alla Camera di Commercio e il Comune di Torino. Come si sa, poca trasparenza economica, estende la superficie della luna nera delle ipotesi.
Biennale si è distinta sin dalla prima edizione per la qualità dei dibattiti, dei temi scelti, dei relatori coinvolti, delle sedi selezionate, dello stile con cui vengono argomentate le discussioni. Lontanissimi da ogni caciara televisiva, da offese peregrine, da urli sulla voce o dalla mancanza di rispetto. Insomma, nessuno si è mai azzardato a fare bau bau durante un incontro.
Nella sua eleganza ha però trascurato un dettaglio. La stragrande maggioranza degli invitati a parlare sono quasi sempre sostanzialmente d’accordo sulle tesi prese in questione. Qualche differenza di nuance ma nulla di più.

Forse quest’anno sarebbe stato auspicabile e utile ascoltare delle dispute vere. Delle controversie in cui i relatori abbiano posizioni radicalmente opposte e, non su un tema qualsiasi. Bensì sul vituperato concetto di democrazia che, mai come oggi, soffre di una sgomenta inadeguatezza a dare risposte ai sovranismi crescenti, agli imperi tecnologici privi di regolamentazioni efficaci, all’ignavia del voto.
Magari evitando di invitare Steve Bannon o quel megalomane di Musk, ma chiamando al sacro tempio della dissertazione ragionata e civile, qualcuno che di quelle istanze si fa assertore più o meno convinto. O che semplicemente dissente su alcuni principi, sui metodi, sulle ragioni prime o ultime che siano e pertanto sulle conseguenze.
Dalla nascita della “scuola dell’Ellade” come solennemente la definì Pericle non si è mai interrotto il pensiero sul concetto di democrazia, con teorie non democratiche su di essa, come con teorie democratiche e, se ancora oggi il frutto più prezioso di Atene ha ancora qualcosa da insegnarci è proprio grazie alle riflessioni teoriche sui principi che la fondano.
Ciò detto vale al fine di motivare e dare un impulso aggiornato, svecchiato anche dalla fortissima influenza dell’Università cittadina, ad una manifestazione pregiata e indispensabile ma sarebbe straordinario se per una volta potessimo ascoltare Giorgio Agamben, Marcello Veneziani, Giuliano Ferrara, persino Alessandro Orsini e Maurizio Belpietro, o i controversi Éric Zemmour e Alain Finkielkraut discutere sulle varie questioni che la democrazia per antonomasia incarna.
Invece, anche questa diciannovesima edizione, riproporrà un parterre di indubbio valore ma evitando ancora una volta il fuoco freddo delle opinioni divergenti.