Mario Giansone e Maurits Cornelis Escher hanno vissuto nel Novecento guardando questo secolo da dentro, da fuori ma soprattutto attraverso la sua rappresentazione materica. Precursore dei tempi, Escher ha iniziato ad interessarsi al mondo delle percezioni sensoriali trasponendo, le sue intuizioni su lastre xilografiche e litografiche.

Maurits Cornelis Escher

Nato il 17 giugno 1898 a Leeuwarden, non ha certo conosciuto Giansone, nato il 26 gennaio 1915, l’ artista visionario che scolpiva principi genetici e ideogrammi plastici sul tema jazz, raccontando, sulla pietra dura di fiume, l’evoluzione della materia, dal suo stato embrionale alla sua forma predefinita, in correlazione con la teoria del suono e dell’armonia universale. Entrambi questi due artisti, conosciuti dagli storici dell’arte, dai mecenate nazionali e internazionali, sono uniti dallo stesso principio creativo che considera il pieno e vuoto della forma e la progressione della stessa come generante infinite possibilità compositive.

Escher, allievo della School of Architecture and Ornamental Design di Haarlem e Giansone, allievo e insegnante all’Istituto d’Arte di Torino, sono stati integerrimi accaniti ricercatori di valori estetici, universali, comunicati attraverso le loro opere d’arte.

Mario Giansone

Nel 1965, Giansone, nella personale a lui dedicata, promossa dalla galleria d’arte La Bussola di Torino, aveva dato risalto alla sua unicità espressiva incidendo su legno di Palissandro, di Azobè, di Padouk la guerra, gli aerei pronti al decollo, la musica jazz, i balli “Rock and Roll”, sinuose “Danzatrici” per tracciare il percorso del cambiamento sociale degli usi e costumi nazionali, avvenuti durante le due guerre mondiali. Escher nel 1960 esordiva con la litografia “Salita e discesa” e nel 1961 con “Cascata”due opere riferite all’articolo dello psichiatra genetista Lionel Sharples Penrose pubblicato su British Journal of Psychology.

Mentre Escher affrontava temi come le proiezioni multiple di spazi interconnessi tra la realtà e l’immaginazione del subconscio, Giansone scolpiva la pietra per raccontare la sua filosofia di profeta che percepiva il nesso tra la materia corposa degli esseri viventi in equilibro biogenetico con lo spazio e il tempo dell’esistenza stessa. “Metamorfosi”di Maurits Cornelis Escher e “La pietra dell’amore e suo principio genetico” di Mario Giansone sono forse i temi che accomunano i due artisti nel loro lavoro di ricerca che hanno lasciato inciso su lastra e scolpito su pietra. Quella di Giansone è un arte-manifesto, scolpita in modo incisivo per ribellarsi al concetto di “scultura non scultura” che circolava negli ambienti artistici dell’ anti materia, dell’arte informale, dell’ arte concettuale.

Un artista puro che riempiva e svuotava la pietra come fosse di pasta morbida, cogliendo i riflessi della luce che penetra nella forma, restituendo solo l’ombra di se stessa. La sua fatica fisica e la sua forza creatrice, di michelangiolesca memoria, è paragonabile alla meticolosa precisione incisiva del suo predecessore Escher. Osservando alcune opere di Giansone quello che colpisce è la varietà dei generi raffigurati ovvero arazzi, sculture in legno e in bronzo, disegni, xilografie, dipinti, stampe grafiche che raccontano la storia del Novecento, un secolo in continua evoluzione tecnologica.

Mario Giansone, non si è risparmiato nello studio della teoria modulare e delle tangenti e degli equilibri che governano il cosmo, tra la magnificenza e il catastrofismo della natura, tra il bene e il male dell’animo umano, allo stesso modo Maurits Cornelis Escher ha dato una nuova lettura della luce e del buio della complementarietà delle forme, aprendo nuove frontiere alla percezione visiva bidimensionale e tridimensionale, cinematografica e televisiva.

Nel 2015, in occasione del centenario della nascita di Mario Giansone, il Comune di Torino ha commemorato l’uomo e l’artista con l’affissione della targa marmorea nella casa in cui ha vissuto, in Via Montebello 15; l’intera collezione delle sue opere è consultabile sul sito Associazione Archivio Storico Mario Giansone. La mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher è invece visitabile, fino all’11 maggio 2025, a Palazzo Mazzetti ad Asti.

Due grandi artisti e un monito, ricordare all’uomo di salvaguardare la memoria del passato per dare nuovo slancio al futuro.

Monica Pontet