Fedra è un archetipo e in versioni diverse la ritroviamo in molta letteratura. Seduttrice incestuosa molto vicina alla tipica situazione edipica dove lo scottante tema dell’incesto è la fonte della tragedia. Della Fedra di Seneca sono le parole, fatali, irrimediabili, impossibili da tacere, quelle usate per mentire, per vendicare una passione incompiuta colma di vergogna che determineranno lo svolgersi della tragedia fino al suo epilogo di morte.
Testo teatrale per eccellenza lo ritroviamo alle Fonderie Limone di Moncalieri (To), martedì 8 dicembre 2015, alle ore 19.30, con alcuni estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca, con l’adattamento e la regia di Andrea De Rosa. Uno spettacolo interpretato da Laura Marinoni (Fedra), Luca Lazzareschi (Teseo), Anna Coppola (Una Dèa), Fabrizio Falco (Ippolito), Tamara Balducci (Una Ragazza) scene e costumi sono di Simone Mannino, le luci di Pasquale Mari e il suono G.u.p. Alcaro.
Tema di Fedra è l’amore. Ma dobbiamo intendere bene di che tipo di amore si tratta. La parola latina che Seneca adopera più spesso per descrivere lo stato d’animo di Fedra è furor, che significa pazzia ma anche, e in misura ugualmente importante: passione violenta, delirio amoroso. Comunque la si intenda, questa parola introduce a una visione dell’amore che invita a cancellare con forza le incrostazioni romantiche e sentimentali che su questo tema si sono depositate. Qui l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da cui si viene posseduti, qualcosa che viene da fuori, qualcosa di profondamente estraneo, come un virus che inizia a riprodursi nel nostro corpo senza il nostro consenso.
La metafora della malattia è una delle forme in cui Seneca lo descrive, infatti, con dovizia di dettagli nei suoi sintomi. Ma la malattia è solo una parte del furor da cui Fedra è presa. L’altra è l’eccitazione, l’esaltazione, la promessa di felicità che le viene dal pensiero di poter godere del corpo del figlio e di poter condurre con lui una vita piena di forza giovanile e di passione selvaggia, fatta di caccia alle bestie feroci, di amore della natura, di corsa a perdifiato nei suoi adorati boschi. Già la madre di Fedra si era innamorata di un toro, per essere posseduta dal quale era ricorsa al famoso stratagemma escogitato da Dedalo, e dalla cui unione era nata quella creatura mostruosa, mezzo uomo, mezzo toro, chiamata Minotauro.
Il furor è dunque la malattia da cui Fedra, come già sua madre, non può liberarsi, se non con la morte. Non si tratta di un capriccio, né di un semplice sentimento, ma di una passione. Di fronte a questo personaggio e alla sua tragedia siamo costretti a indietreggiare, ad abbandonare le nostre superficiali certezze di uomini moderni e porci ancora una volta la domanda che Platone pose nel suo indimenticabile Simposio: che cos’è l’amore, chi è Eros?
INFO: Telefono 011 5169555 – Numero verde 800235333
Orari: martedì e sabato, ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì, ore 20.45; domenica, ore 15.30. Lunedì riposo.
Prezzi dei biglietti: intero € 27,00. Ridotto di legge € 24,00
Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino
orari: dal martedì al sabato ore 13.00/19.00 – Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it