27 giorni.
Da 27 giorni vivo a Tel Aviv. Fino a qualche mese fa non sapevo neppure dove fosse posizionata sulla cartina geografica, Tel Aviv. E scopro che non è la capitale di Israele, ma mille altre cose incredibili.
Per esempio è la terza città al mondo per crescita demografica. Ogni coppia ha almeno due o tre bambini e si diventa genitori in media a 25 anni, questo significa che vedi bambini ovunque e in qualunque momento. La vita è strutturata intorno a loro, ma come dice un famoso proverbio israeliano “ a Gerusalemme si prega e a TA ci si diverte” e infatti qui ci sono anche un sacco di ragazzi che studiano, una vivida comunità gay e mille occasioni per divertirsi e prendere un drink in uno dei moltissimi pub sparsi per la city.
La popolazione è di circa 900.000 abitanti (poco meno di Torino), con una presenza del 96% di ebrei e un 4% di arabi musulmani e cristiani (intendo dire proprio cristiani arabofoni!) che vivono su un territorio che si estende per 14 km sulla costa del mediterraneo. Ho sempre desiderato abitare vicino al mare, ma certo non pensavo di arrivare sino a qui!
C’è un parco meraviglioso a nord, dove il fiume Yarkon si dipana come una sinuosa zip dividendolo in due. Ci sono tantissime aree attrezzate per fare ginnastica, piste ciclabili, bagni pubblici (ed utilizzabili) lungo tutto il percorso, ponti di legno e acciaio che si attorcigliano per creare una linea continua con la natura; ci sono le aree per i cani e piccole oasi ritagliate fra gli alberi dove puoi studiare, leggere, ascoltare musica o semplicemente stare ad osservare la gente che passa.
Qua e là un sacco di panchine, il bello è che non sono disposte in parallelo ma una di fronte all’altra cosi se ti vuoi riposare ti ritrovi senz’altro davanti qualcuno che può decidere di parlarti o solo di osservarti.
Credo di abitare nell’unico appartamento di Tel Aviv con il bidet (a volte la fortuna nella vita…;-) e mi è stato subitamente domandato a cosa servisse quell’aggeggio basso e antiestetico…capite? Riescono a vivere senza il bidet e non sanno neppure a cosa serva! D’altra parte, dopo una rapida ricerca su wikipedia scopro che è utilizzato solo in Grecia, Spagna e Portogallo, oltre che in Italia ovviamente…Persino i francesi dal ’93 hanno deciso di farne a meno, perché pare occupi spazio prezioso nelle abitazioni sempre più ristrette di questo secolo.

A proposito di Francesi!!! Incuriosita da strane smorfie che comparivano sulle facce di alcuni quando li nominavo….ho fatto una rapida indagine sulla popolazione francese in città…ebbene, sorpresa delle sorprese…: Io sono cresciuta con l’idea che il “francese tipo” sia elegante, fine e magari si, anche un po’ altezzoso,- novelle cuisine, haute couture e via dicendo-, ma qui scopro che la prima cosa da fare quando si cerca casa è assicurarsi che non ci siano loro come vicini! Chiassosi in maniera inverosimile, privi di ogni rispetto delle regole, si presentano anche in spiaggia con musica ad alto volume spargendo rifiuti e malumore. Non me ne vogliano amici o parenti di amici francesi, io riporto la pura verità!
In Israele si mangia a qualsiasi ora del giorno in ristoranti giapponesi, italiani, arabi, tedeschi, mescolando ricette, inventando modi diversi di cucinare. Alle 11 del mattino trovi il breakfast all’americana con bacon e spremuta d’arancia o il pranzo con hummus e falafel o ancora la shakshuka, uova annegate in una salsa di pomodoro, cipolla e spezie varie….. non esistono regole perché a Tel Aviv ognuno si crea le sue.
E’ impossibile catalogare o definire un cibo come adatto a colazione o a cena, ogni regola è bandita….allora dopo le prime resistenze mi sono trovata a mangiare salsa tahina alle 4 del pomeriggio con una pita calda o a bere una spremuta di melograno a cena pasteggiando con riso bollito e fave.
Sono un’italiana che vive a Tel Aviv e mi pare assurdo anche solo pensarlo, ma è così….e scrivere, scrivere nella mia lingua non è più un gesto banale, mi tiene connessa alle mie radici.
Oggi la città è ricoperta di giallo, la sabbia del deserto è arrivata con grandi folate di vento a ricordarmi che sono nel middle east e tutto può succedere.
E’ una terra colorata come le spezie che vedo al mercato, entra nelle narici e tutti guardano al cielo sperando nella pioggia che ad ore dovrebbe arrivare. Insciallah!
Stefania Scarduelli

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