Mattina, intorno alle 10, un americano di Chicago accompagnato da un grand commis, entra, dietro accorto consiglio di un sovrintendente, in una barberia torinese di via Principe Amedeo. Il taglio è per presenziare all’imminente conferenza stampa dedicata ad un importante evento musicale. Da tradizione tutta torinese, l’americano detentore di Leone alla carriera e premiato con l’Oscar, viene servito e riverito, senza la minima ostentazione di riconoscimento dal solerte e sempre elegante barbiere. I più informati danno l’americano molto soddisfatto del taglio ricevuto.

William Friedkin

Titolo inaugurale per la nuova stagione d’opera del Teatro Regio sarà la celeberrima Aida di Giuseppe Verdi, diretta dalla bacchetta di Gianandrea Noseda. La regia, che si presume molto spettacolare, è affidata al premio Oscar William Friedkin, indimenticato autore del film l’Esorcista. 
Il rigore di Noseda e la visionarietà di Friedkin dovrebbero impastare uno spettacolo degno della fama dell’Aida, a cui Verdi ha donato un colore, un ambiente che pur scevro da ogni legame con la musica delle sponde del Nilo,  regala un uso del cromatismo spinto fino alle frontiere delle tonalità. L’Egitto per Verdi è come un fondale, un palcoscenico su cui far vibrare la musica, le  sue attenzioni sono rivolte allo sviluppo drammatico delle relazioni tra gli individui tra i popoli e pone al centro di questo ciclone, tra afflizione, desiderio, scelte assolute e ambiguità il sentimento d’amore.
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Aprire la stagione con l’Aida nella città che vanta un sontuoso, rinnovato e visitassimo Museo Egizio oltre ad essere un felice connubio è anche un’accorta operazione di marketing e occasione di privilegiare i gioielli culturali di Torino. Affidata al profilo ieratico su sfondo azzurro, di una grande statua della dea Iside, dea della maternità, svetta un originale manifesto ideato per pubblicizzare la “prima”; l’originale, la statua vera e propria, si trova a poca distanza, custodita nelle sale del Museo Egizio. 
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La prima volta che le note dell’Aida risuonarono era il 1871 e ad ospitarla fu il Teatro dell’Opera del Cairo. Da allora l’opera ha goduto di un successo grandioso, la capacità verdiana di scolpire un dramma di passioni assolute in cui la ragion di stato, la guerra ed i complessi rapporti familiari sono il l’architettura in cui si muove il destino dei protagonisti ha saputo commuovere e coinvolgere gli spettatori dal tardo ottocento ad oggi.
Il Regio ha preparato anche una sorta di ouverture all’opera con una conferenza dal titolo “Messaggio civile e raffinatezza cameristica” a cura di Antonio Rostagno e dell’egittologo Enrico Ferraris.
Per chi è troppo pigro o impossibilitato a recarsi a teatro Rai Radio 3 la trasmetterà in diretta, ma dalla radio sarà impossibile vedere come l’americano di Chicago, William Friedkin allestirà la sua regia, e le sorprese che ha in serbo.

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