2011-09-25 015
A discapito della crisi il Piemonte si conferma un territorio pieno di iniziativa e tradizionalmente vocato alla solidarietà internazionale.
Sono più di 800 soggetti di ogni tipo (ong, associazioni, enti locali, parchi, università, istituti religiosi e missionari,…) impegnati oggi in oltre 90 paesi del mondo con progetti di sviluppo e cooperazione.
Un vero e proprio universo, spesso sconosciuto, che costituisce un “sistema territoriale di cooperazione con il mondo” e che esprime migliaia di cooperanti e volontari piemontesi impegnati nei cinque continenti a fianco delle popolazioni locali.

Come la dottoressa Maresa Perenchio, neuropsichiatra infantile di Ivrea, che da oltre 15 anni svolge missioni periodiche nei paesi più poveri dell’Africa con il Comitato di Collaborazione Medica (CCM) di Torino. Tanto che ha raccolto così numerose esperienze e storie di donne e bambini nell’Africa rurale da scriverci un libro (Nero Dolce – racconti d’Africa, edito da Primalpe) in uscita per fine febbraio 2014.
Oppure come Italo Rizzi, direttore dell’Associazione di cooperazione e volontariato internazionale (LVIA) che alla causa dei paesi poveri ha dedicato la vita. È stato cooperante per 10 anni in Tanzania, Etiopia, Kenya,occupandosi di agricoltura e associazioni contadine e poi ha continuato in Italia, impegnandosi nell’associazione che lo aveva inviato fino a diventarne dirigente.
Ma anche giovani, che fanno esperienze brevi di pochi mesi, ma tali per cui spesso riorientano tutta la loro vita, come Viviana Brun, che a soli 23 anni è partita per il Burundi per fare volontariato un’estate nel centro giovani di Kamenge, gestito da religiosi che accolgono ragazzi a rischio della capitale burundese. Poi è tornata ma, come dice lei, “non si è più liberata dalla voglia di ripartire”. Finché alla fine c’è riuscita grazie al Servizio Volontario Europeo, un programma che permette ai giovani sotto i 30 anni di fare esperienza nei paesi poveri con il rimborso totale delle spese. E’ andata in Benin con il CISV di Torino (Comunità impegno servizio volontariato), occupandosi di bambini vittime della tratta.
Per non parlare di Michele Noce ed Elena Actis, che gestiscono la ciclo officina popolare di via Cecchi, a Torino e tra breve partiranno per la Tanzania per far nascere una ciclo officina là, grazie al progetto “Mani d’Africa” dell’ong Tulime, che mette in rapporto diretto artigiani italiani e africani

Una collezione di volti e storie, ma anche di idee e opportunità, che questo giornale cercherà di raccontare grazie all’avvio da questo numero della rubrica “Torino chiama mondo”, realizzata in collaborazione con il Coordinamento delle Ong Piemontesi (COP) nel quadro del progetto europeo Comunicare in rete per lo sviluppo. Il COP riunisce dal 1997 a Torino 33 associazioni (alcune delle quali con più di 40 anni di storia) con l’“Obiettivo di coordinare le diverse associazioni oltre che nei Paesi di intervento, anche sul territorio piemontese” come spiega Umberto Salvi, presidente COP “per sensibilizzare i cittadini e le scuole sui problemi globali che affliggono il pianeta, ma anche, sempre più, per lavorare a sostegno delle categorie più in difficoltà nella stessa Torino, fra cui i migranti, i rifugiati e i nuovi poveri”. “In un mondo interconnesso e in difficoltà tanto al Sud quanto al Nord” continua Salvi “la distanza tra territori non conta, conta la voglia di affrontare e risolvere insieme i problemi”
Silvia Pochettino
Comunicazione COP – Consorzio delle Ong Piemontesi
 
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