Sinfonia Fantastica non è solo il titolo dell’opera del ventisettenne Berlioz, costruita sull’espressività romantica e romanticamente pensata per un’attrice di cui era invaghito, sinfonia fantastica è il modo migliore per dare un nome all’avvio, all’overture quasi hollywoodiana del Festival MITO Settembre Musica, con delle assolute celebrità.

MITO Settembre Musica

Un concerto inaugurale denominato Mondi aprirà il festival a Torino tra i rossi velluti del Regio: Zubin Mehta sarà sul podio a dirigere la Israel Philharmonic Orchestra seguito da una diva del pianoforte come Martha Argerich e risulta difficile chiedere di più. Il concerto introduce il tema della rassegna mettendo a confronto universi sonori differenti: il Secondo Concerto per pianoforte di Beethoven – che si presenta con la propria architettura monolitica, seguita con una logica serrata – e la Symphonie fantastique di Berlioz – che nasconde invece, dietro al gesto del compositore, una vicenda autobiografica.

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Israel Philharmonic Orchestra

MITO Settembre Musica offre ben 128 appuntamenti – tra Milano e Torino – tutti con programmi appositamente ideati e proposti da alcuni tra i più importanti musicisti internazionali, alternati alle forze musicali milanesi e torinesi di maggior prestigio. Ampiamente apprezzate negli anni scorsi, sono confermate le introduzioni all’ascolto – affidate a Gaia Varon e Luigi Marzola a Milano e a Stefano Catucci e Carlo Pavese a Torino – per offrire al pubblico una comprensione più approfondita.

Il Direttore artistico Nicola Campogrande, sottolinea “La globalizzazione e la trasformazione digitale hanno cambiato il nostro modo di metterci in relazione con lo spazio – spiega  – Le giovani generazioni hanno infatti un’idea della geografia piuttosto diversa rispetto a quella dei loro padri: i concetti di identità e di confine, ad esempio, da un lato sono drammaticamente evidenziati dal pensiero estremista e xenofobo, ma dall’altro sono ignorati, nella pratica, dal continuo viaggiare fisico e metaforico. E così, se è interessante esplorare la produzione artistica del presente, con compositori figli di questo nuovo nomadismo e interpreti abituati a confrontarsi con colleghi di tutto il pianeta, è anche importante, e bello, ripercorrere le vicende musicali del mondo antecedente, quando le matrici locali e nazionali avevano un’influenza determinante nel generare le proprie espressioni culturali. Declinando il tema portante Geografie, quello che fa MITO nel 2019 è dunque viaggiare nello spazio, avanti e indietro lungo la storia, per recuperare luoghi, tradizioni, appartenenze, lingue musicali che hanno segnato le diverse culture del pianeta».

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Zubin Mehta

«Le compagini musicali più qualificate di Milano e Torino – osserva la Presidente Anna Gastel – si scambieranno visita, palcoscenico e pubblico alternandosi alle grandi orchestre e agli interpreti internazionali, ospiti di un festival che non dimentica ma valorizza e accomuna le zone centrali e quelle più decentrate delle due città, favorendo l’afflusso di un pubblico eterogeneo e trasversale, attratto da una programmazione accattivante e ben calibrata, oltre che da biglietti offerti a prezzi estremamente contenuti».

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Il programma del Festival abbraccia anche quest’anno un arco temporale molto ampio: da Palestrina a Bach, da Händel a Beethoven e Brahms, fino al Novecento di Gershwin e Bernstein, per arrivare ad oggi, con brani di 127 compositori viventi, fra cui Steve Reich, James MacMillan, Geoffrey King, Chick Corea, Pascal Proust, Gavin Bryars, Caroline Shaw, Rolf Martinsson e Julia Wolfe. Molte le prime esecuzioni assolute, europee e italiane, fra cui spiccano Perpetulum di Philip Glass, co-commissionato da MITO per il Third Coast Percussion; l’Ouverture en forme d’étoiles per orchestra di Régis Campo; il Path of Miracles di Joby Talbot, dedicato al Cammino di Santiago di Compostela e affidato ai cantori di Tenebrae diretti da Nigel Short; il brano Jook-urr-pa, composto e eseguito dal violoncellista Giovanni Sollima. Ad esse si aggiungono quelle di brani di Qigang Chen, Chris Rogerson, Jennifer Higdon, Giulio Castagnoli (con una commissione del Festival), Tatev Amiryan, Tomislav Šaban, David Skidmore, Devonté Hynes, Raffaele Cifani, Lorenzo Fattambrini, Fela Sowande e Samuel Akpabot.

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Martha Argerich

All’ampiezza cronologica corrisponde una grande varietà geografica e stilistica: attinge a due delle tante anime della Russia – quella struggente della Sinfonia “Patetica” di Čajkovskij e quella pirotecnica del Terzo Concerto per pianoforte di Rachmaninov – il programma della Filarmonica della Scala diretta da Myung-Whun Chung, con il pianista Alexander Romanovsky. Il dolce Larghetto for Orchestra di MacMillan in prima italiana introduce le nuove geografie sinfoniche del “Titano” di Mahler nel concerto dell’Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo guidata da Yuri Temirkanov. Pagine dionisiache del repertorio germanico otto- novecentesco come i Carmina Burana di Orff e il poema sinfonico Till Eulenspiegels lustige Streiche (I tiri burloni di Till Eulenspiegel) di Strauss sono affidate al Coro e all’Orchestra Verdi di Milano diretti da Daniele Rustioni, con solisti come Zuzana Marková, Antonio Giovannini e Roberto De Candia. L’austera Mitteleuropa di Brahms è proposta dall’Orchestra del Teatro Regio di Torino diretta da Marin Alsop, che rinnova la collaborazione con il festival dopo esser stata protagonista con successo dell’inaugurazione dello scorso anno. La Francia piena di colori e di verve risuona nella fantasia zoologica del Carnevale degli animali di Saint-Saëns, nel brillante Concerto per due pianoforti di Poulenc – entrambi interpretati dalle sorelle Katia e Marielle Labèque – e nell’Ouverture en forme d’étoiles di Campo, il tutto eseguito dall’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Alessandro Cadario. Il sogno americano diviso fra il vivace folklore della Sinfonia “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák e le ansie di un popolo alla deriva nell’Adagio di Barber si affianca al Concerto per viola di Jennifer Higdon – Premio Pulitzer e vincitrice di un Grammy con questo brano – nel concerto dell’Orchestra Filarmonica di Torino diretta da Giampaolo Pretto, con il violista Nils Mönkemeyer. Giovanni Sollima ripensa con il suo violoncello l’eredità del canto popolare nella musica colta, dall’Armenia al

Trentino, dalla Sicilia all’Australia fino al Salento, senza dimenticare la più iconica delle Suites di Bach. Il Third Coast Percussion, ensemble di Chicago vincitore di un Grammy Award, affronta il nuovo panorama minimalista americano con le invenzioni per percussioni di autori come Glass, Reich, Hynes, Bryars e Skidmore. Il chitarrista scozzese Sean Shibe esplora la storia della sua terra dalle suites per liuto seicentesche, cui si aggancia idealmente Bach, al Divertimento settecentesco di Oswald fino a LAD di Wolfe, inizialmente composto per nove cornamuse e qui trascritto per chitarra elettrica.

Tutto il ricchissimo programma: http://www.mitosettembremusica.it/it/programma/calendario/torino/2019

 

 

 

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