Foto Flaszen

Lo scrittore polacco Ludwik Flaszen


Venerdì 10 ottobre, alle 11.00, nell’Aula Magna del Rettorato, il Rettore dell’Università di Torino, prof. Gianmaria Ajani, conferirà la Laurea honoris causa in “Culture Moderne Comparate” allo scrittore e critico teatrale Ludwik Flaszen “per aver saputo rappresentare nella sua significativa opera di critico teatrale e di libero letterato, nonché nella stretta collaborazione teorica e artistica con Jerzy Grotowski e i suoi attori, una delle più essenziali e rigorose esperienze del teatro novecentesco, spostando radicalmente i confini della materia scenica”.

Ludwik Flaszen, nato a Cracovia nel 1930, è uno dei più importanti intellettuali, drammaturghi e scrittori polacchi del dopoguerra. Nel 1959 segnala un giovane regista, Jerzy Grotowski, per la carica di direttore del Teatr 13 Rzedow (Teatro delle Tredici File) di Opole. In questo piccolo teatro, ribattezzato sucessivamente Teatr Laboratorium, Flaszen diventa il braccio destro di Grotowski: da allora il drammaturgo è stato tra gli ideatori di tutti gli spettacoli e i progetti parateatrali del regista e del suo gruppo, fino alla diaspora negli anni Ottanta.
Nel volume “Grotowski & Company. Sorgenti e variazioni” Flaszen ripercorre questa straordinaria avventura, che è stata anche un irripetibile sodalizio umano e creativo. Grotowski e Flaszen sono stati infatti gli artefici di una straordinaria rivoluzione che ha cambiato nel profondo la nostra idea di teatro. Ma il loro impatto è andato molto oltre il ristretto ambito teatrale: la loro ricerca, dalla Polonia dei tempi di Stalin fino all’avvento di Solidarnosc, dalle pieghe più feroci della tragedia novecentesca fino all’epoca della globalizzazione, è stata anche un’indagine sulla natura stessa dell’essere umano, un viaggio verso il suo nucleo più autentico e profondo. In questa lunga consuetudine non sono mancate divergenze e discussioni, ma questa dialettica arricchisce ulteriormente l’interesse per un percorso che continua a suscitare curiosità e dibattito. A partire dall’intuizione del “teatro povero” si disegna così un panorama ricco di tensioni e sconfinamenti nella altre arti, nella politica, nel pensiero.
Quella di Ludiwk Flaszen, “stakanovista della vita”, come egli stesso si è definito di recente, è una testimonianza straordinaria di vivacità intellettuale e ideale, che attraversa e illumina ottant’anni della nostra storia.
 
 
 

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