botticelli_particolare-venereI Bronzi di Riace a Milano e la Venere di Botticelli alla Reggia di Venaria per Expo 2015: questa l’idea su cui Vittorio Sgarbi lavora come ambasciatore della Cultura della Regione Lombardia.
Dopo il no di Cremona per “L’ortolano” dell’Arcimboldo, Sgarbi ha detto: “credere che un visitatore di Expo sia disposto ad arrivare a Cremona o Reggio Calabria per vedere una sola opera è da pazzi: per me le città che trarranno beneficio dall’evento, oltre Roma e Milano, sono Venezia, Firenze e Torino”. (ANSA)
“L’iniziativa non è mia, ho solo accolto la proposta di Del Noce e Vanelli – ha dischiarato Sgarbi a Repubblica –  Del resto il museo degli Uffizi ha già mandato l’Annunciazione a Tokyo. Non ho alcun interesse diretto né come critico d’arte, né come ambasciatore dell’Expo di Milano, a ottenere il prestito della Venere di Botticelli.
Il ministro Dario Franceschini prontamente interpellato dall’Ansa dichiara. “L’Expo non è solo di Milano ma di tutta Italia – ha risposto al cronista dell’agenzia stampa – e anzi la sfida che dobbiamo vincere è quella di allungare la permanenza nel nostro Paese di tutti i visitatori dell’Expo, offrendo loro le occasioni e le modalità per andare a visitare quel museo diffuso che è l’Italia.
ll ministro comunque non chiude del tutto la porta ai sogni di Sgarbi: “Se ci saranno richieste formali, solo queste verranno esaminate, per quanto di nostra competenza, e con tutto il rigore scientifico e la ragionevolezza necessari. Il resto è solo dibattito estivo”.
La Nascita di Venere di Sandro Botticelli
La Nascita di Venere è senza dubbio una delle opere d’arte più famose ed amate del mondo. Dipinta da Sandro Botticelli tra il 1482 e il 1485, è diventata un simbolo della pittura del 400 italiano, così densa di significati allegorici e richiami all’antichità.
Il tema deriva dalla letteratura latina ed esattamente dalle Metamorfosi di Ovidio. Venere è ritratta nuda su una conchiglia che solca la superficie del mare; a sinistra volano i venti, a destra un’ancella (Ora) aspetta la dea per vestirla. Nel prato si scorgono delle violette, simbolo di amore.
Nell’opera si leggono anche dei riferimenti alla famosa opera poetica delle Stanze di Agnolo Poliziano, contemporaneo di Botticelli e massimo poeta neoplatonico della corte medicea. Il Neoplatonismo fu quella corrente filosofica che cercò una mediazione tra il l’eredità culturale greco-romana e la cristianità.
Vi si coglie quindi un significato filosofico legato al neoplatonismo: l’opera rappresenterebbe la nascita dell’Amore e della bellezza spirituale come forza motrice della vita.
L’iconografia della Venere è sicuramente derivata dal tema classico della Venus Pudicache timidamente si copre le parti intime e che trova un suo corrispettivo in scultura nella statua di Venere dei Medici alla Galleria degli Uffizi.
Medici, del resto, sono i committenti dell’opera: la Venere come la Primavera e la Palladeapparteneva a Lorenzo di Pierfrancesco dei Medici, cugino del Magnifico.
E come Poliziano era un grande poeta di versi scritti, così Botticelli era uno dei più grandi poeti della linea e del disegno. Eccezionali sono la tecnica e i materiali del dipinto. L’opera è il primo esempio in Toscana di pittura su grande tela. Lo speciale uso di polvere di alabastro, inoltre, rende il colore luminosissimo e senza tempo.
Dietro l’interpretazione colta del dipinto si può sicuramente leggere un’ode alla famiglia fiorentina che commissionò l’opera: l’inizio del regno di Amore arriva a Firenze proprio grazie ai Medici e alla loro diplomazia e cultura.
Sandro Botticelli, in questo modo, regala alla storia dell’arte uno dei suoi più sublimi capolavori.
La Nascita di Venere di Botticelli è conservata nelle sale 10-14 di Botticelli, dove si trova anche la sua Primavera.

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