In scena al Teatro Carignano dal 20 al 25 maggio la Medea di Seneca portata dalla Fondazione Salerno Contemporanea – Teatro Stabile d’Innovazione.
La Medea dello spagnolo di Cordova Lucio Anneo Seneca, ripresa dalla tragedia di Euripide, racconta come la rabbia ceca, l’iracondia abbiano il sopravvento e sono elemento essenziale di meditazione. Eppure proprio sulla rabbia, sull’ira dei potenti, Seneca scrisse una delle famose lettere, questa dedicata al fratello maggiore Novato intorno al ’52 d.C.
Probabilmente l’analisi gli fu dettata dall’aver subito l’ira schizofrenica di Caligola sulla propria pelle, ma nel suo scritto riesce stoicamente ad inserirla, con magnanimità dentro alla vituperata condizione umana.
L’attrice Maria Paiato, già vincitrice del premio intitolato a  Eleonora Duse come migliore attrice per la stagione teatrale 2008-2009 si impone come interprete d’eccellenza di grandi personaggi femminili affrontando uno dei testi cardine della storia del teatro, dando la voce a quella madre divenuta archetipo che trasforma l’ira per l’abbandono in un rancore cupo e cieco, fino al sacrificio estremo dei due figlioletti.
Pierpaolo Sepe dirige l’attrice in uno dei personaggi più controversi del mondo classico. In questa, che è stata definita tragedia dell’ira, Medea è guidata dal furor, che va a sostituirsi completamente alla ratio. Seneca giunge a dimostrare il potenziale distruttivo dell’ira: «Passione spaventosa e furibonda… Inetta a distinguere il giusto ed il vero, quanto mai somigliante a quelle macerie che si frantumano sopra ciò che hanno coinvolto».
Scrivono Francesca Manieri e Pierpaolo Sepe: «È la storia del divenire di un mostro morale, ma è anche la storia di una mostruosità più nascosta e profonda che immischia nella colpa anche l’azione del giusto. Nessuno è scevro dall’atto di questo supremo contemporaneo egoismo, la solitudine costringe gli uomini a una salvezza furiosa, ognuno persegue un bene colpevole, tutti siamo preda del male, “omnes mali sumus”. È tragedia che mostra le ragioni irragionevoli di una donna che “non sa frenare né l’ira né l’amore”, che non accetta le leggi del tempo e degli altrui desideri e le ragioni colpevoli di un uomo che oblia in una azione pietosa il suo delitto primario: Giasone ha infranto i sacrosanti limiti del mondo alla ricerca del vello, Medea infrange i sacrosanti legami della maternità. Nell’impeto di un desiderio che strumentalizza l’altro in un atto permanentemente oltre natura si spalanca il mondo contemporaneo del disumano».
Martedì 20 maggio 2014, alle ore 19.30, al Teatro Carignano  MEDEA di Seneca, traduzione e adattamento di Francesca Manieri, con la regia di Pierpaolo Sepe. Lo spettacolo è interpretato da Maria Paiato (Medea), Max Malatesta (Giasone), Paolo Zuccari (Creonte), Giulia Galiani (nutrice), Diego Sepe (coro). Le scene sono di Francesco Ghisu, le luci di Pasquale Mari, i costumi di Annapaola Brancia D’Apricena.
Lo spettacolo sarà replicato al Carignano, per la Stagione in abbonamento del Teatro Stabile di Torino, fino a domenica 25 maggio 2014.

 

 

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