Il bivio del teatro. Il pubblico di Torino che segue ed ama il teatro martedì 19 sarà preso dall’amletico dubbio: dove andare ? Al Gobetti o al Carignano. Questo il lieto dilemma della serata.
Il cartellone del Teatro Stabile propone due spettacoli di grande interesse, da un lato una prima con Laura Curino che qui è di casa, intitolata In Santa Impresa, di Laura Curino e Anagoor, con la regia di Simone Derai, le luci Lucio Diana musiche Mauro Martinuz nelle sala del Gobetti; nemmeno urbanisticamente troppo distante, al Carignano va in scena la Dodicesima notte, opera matura di William Shakespeare. Spettacolo di e con Carlo Cecchi, Daniela Piperno, Vincenzo Ferrera, Eugenia Costantini, Dario Iubatti, Barbara Ronchi, Remo Stella, Loris Fabiani, Federico Brugnone, Davide Giordano, Rino Marino, Giuliano Scarpinato e musiche di Nicola Piovani.

Nello spettacolo della Curino, In Santa impresa, si narrano l’intelligenza e lo spirito di quegli uomini straordinari riuniti comunemente sotto la definizione di “santi sociali”, che a Torino si presero cura delle necessità, dei dolori e delle ferite del popolo e soprattutto dei giovani dell’Italia appena nata. 
Nessuna regione come il Piemonte – scrive la Compagnia – ha avuto tra il 1811, l’anno in cui nasce san Giuseppe Cafasso, e il 1888, l’anno in cui muore don Bosco, una così alta concentrazione di vite straordinarie che hanno scelto i poveri e per loro si sono impegnati in imprese che hanno lasciato un segno nelle loro vite e nella città: convitti per i giovani, ospedali per i malati, scuole e cortili per i ragazzi. L’ingegno creativo della città genera idee destinate a diventare grandi imprese economiche. La moda, il cinema, le automobili. E genera anche sfruttamento, ingiustizia, malattia, abbandono. Siamo abituati a pensare che proprio in contrasto ed opposizione a questo stato di cose i santi sociali trovarono il loro ruolo ed il fulcro della loro attività. Forse non è soltanto così. Il vento rinnovatore del Risorgimento spira sugli uni e sugli altri. È questo affascinante intreccio fra spirito e scienza, fra fabbrica e studio, sopruso e giustizia, oscurantismo e libera circolazione delle idee a nutrire alcune delle imprese di “bene” più intense ed interessanti della nostra storia, imprese che hanno spesso varcato i confini nazionali, per diffondersi nel mondo>>.
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Sopra un altro palco, La dodicesima notte, opera del grande Shakespeare composta fra il 1599 e il 1602, che è stata spesso definita “la commedia perfetta” si assiste ad un complesso intreccio di equivoci e travestimenti, un coro di personaggi che galleggiano in una contagiosa follia erotica e una serie di monologhi di incantevole grazia hanno reso questo pastiche una delle vette più alte della poesia del Bardo.
La dodicesima notte si riferisce alla festa dell’Epifania, ossia il numero delle notti che trascorrono da Natale in poi. Ambientata nell’antica regione balcanica dell’Illiria.  ≪Malgrado la sua funzione comica – scrive Carlo Cecchi nelle note di regia – questo plot ha uno svolgimento più amaro. La follia che percorre la commedia, come in un carnevale dove tutti sono trascinati in un ballo volteggiante, trova il suo capro espiatorio nel più folle dei personaggi: il maggiordomo, un attore comico che aspirava a recitare una parte nobile, quella del Conte Consorte≫.
www.teatrostabiletorino.it

Carlo Cecchi

 

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