È prorogata fino al 18 aprile 2014 – nella spazio espositivo comunale di via Barbaroux 32 – la mostra ‘Esplorando tra le carte’, un itinerario realizzato da carte, fotografie, guide e giornali appartenenti al patrimonio dell’Archivio Storico della Città per rendere omaggio alla Mole Antonelliana, edificio simbolo della città di Torino e ripercorrerne le tappe dei 150 anni. La prima pietra della Mole Antonelliana veniva posta alla fine del 1863.
“L’edificio era destinato in origine a essere un tempio israelitico, ma l’ingegno di Alessandro Antonelli era andato ben al di là delle aspettative del committente: l’altezza totale della costruzione era lievitata dai 47 metri dell’ipotesi iniziale a più di 100 metri, nell’arco di quattro anni, con conseguente aumento della spesa, e ancora non era finita – spiega la curatrice Luciana Manzo -. Nel 1869 l’impresa era ormai diventata insostenibile per la comunità israelitica subalpina e fu così che, dopo anni di dibattiti, controversie e pareri tecnici sulla sua stabilità, nel 1877 l’edificio fu acquistato dal Comune che negli anni successivi lo portò a termine, stabilendo in via Montebello la sede del Museo del Risorgimento Italiano.
Inaugurato nel 1908, il Museo rimase alla Mole fino al 1929, per essere successivamente trasferito a Palazzo Carignano. Da allora, per un lunghissimo lasso di tempo la Mole Antonelliana fu un contenitore vuoto, senza altra destinazione d’uso che quella di punto di vista panoramico artificiale”.
Nel 1980 fu recuperata all’uso pubblico diventando lo spazio espositivo della Città. Infine dal 2000 è sede del Museo Nazionale del Cinema.
È prorogata fino al 18 aprile 2014 – nella spazio espositivo comunale di via Barbaroux 32 – la mostra ‘Esplorando tra le carte’, un itinerario realizzato da carte, fotografie, guide e giornali appartenenti al patrimonio dell’Archivio Storico della Città per rendere omaggio alla Mole Antonelliana, edificio simbolo della città di Torino e ripercorrerne le tappe dei 150 anni. La prima pietra della Mole Antonelliana veniva posta alla fine del 1863.

Un gruppo di suore al Monte dei Cappuccini per il tricentenario del miracolo al Monte; sullo sfondo la Mole Antonelliana.

Un gruppo di suore al Monte dei Cappuccini per il tricentenario del miracolo al Monte; sullo sfondo la Mole Antonelliana.

 

Il tempio israelitico in costruzione ripreso dai Giardini reali, sede del Giardino zoologico, 1868 circa.

Il tempio israelitico in costruzione ripreso dai Giardini reali, sede del Giardino zoologico, 1868 circa. 

La Mole Antonelliana. Acquaforte di Francesco Mennyey [1944]

La Mole Antonelliana. Acquaforte di Francesco Mennyey [1944]

Conosciamo e amiamo la Mole Antonelliana per la vertigine che ci regala ogni volta che, passandole accanto, ne sentiamo il respiro del tempo, per il riferimento che ci offre da qualsiasi punto di vista della città, genius loci familiare e un po’ austero. L’amiamo per la sorpresa che rivela agli occhi in quelle «giornate di vento, a primavera, in cui Torino pare di vetro», per dirla con Marco Revelli. L’amiamo come fosse sempre stata lì, un guardiano silenzioso e augurante sulle vite di una città che scorre. E conosciamo la sua storia, recente – di progetto di tempio israelitico mai realizzato e ceduto al Comune di Torino ancora in fase di costruzione – e quella contemporanea – scrigno della storia del cinema e delle sue fascinazioni.
La mostra che la Città dedica ai 150 anni dall’inizio della sua costruzione – e che il catalogo, numero speciale di MuseoTorino, illustra – tuttavia ce ne rivela l’anima e lo scheletro, ce ne racconta la genesi costruttiva e la storia che portò al suo innalzamento. Attraverso disegni, lettere, schizzi, fotografie e progetti d’epoca che rivelano quanto la scelta di erigerla fosse stata importante per la comunità, e quanto intorno ad essa si fosse dibattuto. Corsi e ricorsi della storia, in un certo senso.
Il dibattito di una città intorno ad una scelta urbanistica importante. Sorprendente tuttavia ritrovarne le tracce nei documenti che l’Archivio Storico della Città custodisce e che, scabri e tecnici, ne raccontano l’evoluzione e lo sviluppo. E mirabile la perizia di chi, creandone catalogo e mostra, ha saputo ricostruire la cronologia di quella storia torinese e tratteggiarne l’emotività. Un lavoro documentale minuzioso e ricco, una fotografia della nostra storia comune recente che il catalogo racchiude e illustra. Una mostra godibile costruita coi tanti tasselli della vita quotidiana. Un scrigno aperto fra i tanti che l’Archivio Storico di Torino possiede e di cui la Città è orgogliosa custode.”
Piero Fassino, sindaco di Torino e Maurizio Braccialarghe, assessore alla Cultura, Turismo e Promozione della Città.

Archivio Storico della Città, via Barbaroux 32
Fino al 18 aprile orario: lunedì-venerdì 8.30–18.30  domenica 10.30–18.30, sabato chiuso
Ingresso libero www.comune.torino.it/archiviostorico

Viagra è il nome commerciale di un farmaco molto popolare e rinomato nel trattamento della disfunzione erettile l’attenzione al farmaco