Che cosa possiamo fare? Come. Con quale argomento, attraverso quale organizzazione, con quali strategie. Su chi possiamo fare le giuste pressioni per ottenere finalmente uno straccio di verità sulla morte, sull’omicidio terribile, del cittadino Giulio Regeni.

Lo Stato italiano a distanza di quattro lunghi anni non ha ottenuto praticamente nulla. La ricerca di colpevoli e di giustizia in questo paese abbandona le vittime ad affondare lentamente in alto mare, come un Dc9.

Che cosa possiamo fare per Giulio

Inutili nei risultati non nei propositi, sono state le campagne di Amnesty International, inutili le risoluzioni del Parlamento Europeo sulla violazione dei diritti umani. Inutile è stato il New York Times dove un editoriale chiedeva senza mezzi termini di smettere di tacere alla Francia e di fare pressione sull’Egitto.

Inutile l’aiuto, piuttosto freddino, dell’ambasciatore del Regno Unito Jill Morris all’Italia sulla vicenda.

Inutili le vie diplomatiche e giuridiche avviate con il Cairo.

Sommamente inutili le fiaccolate, gli striscioni gialli appesi con il suo volto, le commemorazioni e le rassicurazioni del Presidente della Camera Roberto Fico. Inutile e infinitamente doloroso lo sforzo dei genitori di Giulio di ottenere un fiore di verità su un dolore impronunciabile.

Pare invece utile il commercio di navi da guerra con cui il governo italiano solca il mare che ci divide dal Cairo. Altre priorità, raison d’Etat, economia e politica internazionale.

Per riuscire a saperne qualcosa, senza aspettare che tutti i correi siano troppo vecchi o defunti, per strappare a forza qualche documento non avvelenato da menzogne che indichi nomi, cognomi, ragioni, mandanti, anche se presumibilmente si sa chi siano, una possibilità ci sarebbe.

Occorrerebbe coraggio, iniziativa e una spasmodica voglia di decenza. Cose di cui il nostro paese è sprovvisto da sempre.

Il coraggio sarebbe di coinvolgere qualcuno che spesso è riuscito a portare a galla documenti molto scottanti e per cui sta pagando un prezzo altissimo. Insieme a lui la sua organizzazione.

Fossimo quel paese pieno di inventiva che ci piace raccontarci di essere assolderemmo Julian Assange e tutta WikiLeaks e li impegneremmo giorno e notte fino a che qualcosa non esce.

Persino le sfingi, se ben interrogate, svelano i loro segreti. Il dilemma è che insieme ai segreti egiziani finiremmo con il sapere anche quelli che ci riguardano. E questo non è negli interessi di chi sta al governo.

Pier Sorel

 

https://www.amnesty.it/campagne/verita-giulio-regeni/

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