Il tempo è tutto dalla parte di Artissima. Divenuta, in questo quarto di secolo, la principale fiera d’arte contemporanea internazionale d’Italia, quest’anno celebra venticinque anni di laboriosa vivacità.
Dedicata proprio al tema del tempo la 25 edizione per la prima volta ha un titolo: Time is on Our Side.
A qualche nostalgico il titolo riporterà ad una nota canzone di Rod Stewart dove il tempo non solo era dalla nostra parte ma invitava giovani cuori ad essere liberi per una notte. Un indispensabile e necessario senso di libertà la fiera è fortunatamente ancora in grado di sprigionarla. Dono imprescindibile e prezioso in questi tempi oscuri, come oscuri, devono essere sembrati agli uomini di tutte le epoche mentre li vivevano.
Libertà e tempo.
Ecco i due elementi che ci portano a capofitto dentro una delle proposte più interessanti di Artissima. Un piccolo padiglione, separato degli stand dedicati alla vendita, dove una delle artiste che prima o poi verranno riconosciute, come merita, a livello internazionale, viene ricordata a cent’anni dalla nascita. Nascita avvenuta a Torino nell’aprile del 1918.

Artissima

Ph. Pino Dell’Aquila

Non poteva che essere che l’irraggiungibile Olga Carolina, per tutti Carol Rama. Nove opere di rara forza e bellezza sono esposte per la prima volta dalla Fondazione Sardi per l’Arte con un progetto speciale titolato “100 anni di seduzione” coordinato da Lisa Parola. 
Le opere provengono dalla collezione privata appartenuta al poeta Edoardo Sanguineti, amico e estimatore sin dagli anni quaranta dell’artista. Ogni opera è stata frutto di un dono a Sanguineti nel corso degli anni.
Pinuccia Sardi, Presidente della omonima fondazione, legata da un affettuoso rapporto di amicizia con la vedova, Luciana Sanguineti, aveva a sua volta ricevuto in dono alcuni lavori di Carol Rama, decidendo successivamente in accordo con i figli, di acquistare l’intero nucleo di opere appartenenti alla famiglia.

Artissima

Ph. Pino Dell’Aquila

E’ così che per la prima volta abbiamo l’occasione di vedere degli oggetti della sua produzione mai esposti prima. Tre magnifiche bambole costruite con passamaneria, tessuto, filo da cucito e juta, magnifiche e inquietanti allo stesso tempo. “Materiali poveri, in qualche misura fortuiti; le prime cose accessibili alla mano dell’artista” scriveva Sanguineti a riguardo, capaci di trasmettere qualcosa di ossessivo e una segreta dolcezza.
Le bambole di piccola dimensione posseggono qualcosa del feticcio; in una le gambe sono lunghissime, le braccia rigide e aperte, la bocca rossa e lo sguardo fisso, quasi egizio. In un’altra al corpetto è legata una grande gonna bordata di verde, una capigliatura scura, severa, le braccia paiono arti feriti avvolti dalla garza di juta e rimanda a un’atmosfera spagnola o gitana, una Carmen per un’opera che non ha musica.
La terza è più grande, gli occhi sono disegnati, le braccia scendono lunghe ai lati chiuse da un delicato bordo rosso, a coronare la testa un bordino intrecciato quasi azzurro regala una leggerezza appena sfiorata dalla vanità.
Sempre Sanguineti nel cogliere e descrivere in Carol Rama il significato del bricolage scriveva del “parlare non soltanto con le cose ma mediante le cose”.
E queste piccole e raffinate bambole hanno una voce particolare, non sono fatte per giocarci insieme, difficilmente adatte ai bambini, detentrici di più di un segreto interrogano restando mute lo spettatore, forse su qualcosa di essenziale che desiderava dimenticare.

Artissima

Ph. Pino Dell’Aquila

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