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E’ del dicembre scorso la notizia che l’Associazione Arteco di Torino è tra le 57 imprese culturali, under 35, meritevoli di un contributo a sostegno della propria attività, nell’ambito del bando nazionale Funder35, edizione 2016, promosso dall’Acri, l’organizzazione che rappresenta 18 Casse di Risparmio e Fondazioni di Origine Bancaria in Italia. Si tratta di un virtuoso esempio torinese che pone in evidenza la creatività e l’intraprendenza culturale del territorio.

Abbiamo incontrato e intervistato Annalisa Pellino e Beatrice Zanelli, storiche dell’arte, curatrici e project art manager di Arteco, presso gli uffici della Circoscrizione 8 della Città di Torino, sede dell’Archivio di Arte Irregolare Mai Visti e Altre Storie, un progetto ideato da Tea Taramino (già fondatrice per il Comune di Torino del laboratorio LA GALLERIA) a cura di Arteco, con il sostegno di Compagnia di San Paolo.
Arteco è un’associazione culturale che nasce nel 2010 con una duplice mission: la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e la promozione dei giovani artisti. In che modo?
L’idea nasce nel momento in cui i tre soci fondatori stavano conducendo, presso l’Accademia Albertina di Torino, un lavoro di schedatura del patrimonio del Gabinetto dei Disegni e delle Stampe e delle opere della Pinacoteca Albertina, mentre dall’altra parte venivano sollecitati dal contatto diretto con giovani artisti che avevano in quel momento l’esigenza di trovare occasioni di visibilità. Il primo progetto di Arteco è stato infatti Torino-Anversa: andata e ritorno, in cui tredici artisti italiani e tredici belgi sono stati chiamati a confrontarsi sul tema Lands of immigrants and emigrants con un affondo sull’immigrazione italiana in Belgio negli anni Cinquanta.
Va da sé poi che il lavoro con i giovani ci abbia portato ad affrontare, sin dall’inizio, anche la questione della loro (e della nostra) formazione continua
Del resto l’obiettivo educativo e formativo è diventato, negli anni, sempre più importante per Arteco, tanto da estendersi ad ambiti prettamente museali. Quali sono i modelli di riferimento del processo di mediazione culturale che espletate? Qual è l’esperienza che vi ha restituito i migliori risultati?
Oggi in questo settore si hanno all’attivo partnership con la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli, Camera – Centro Italiano per la Fotografia e Artissima, possibili grazie alla collaborazione di mediatori culturali che provengono da esperienze formative differenti (educatore, artista, storico dell’arte) e che apprezzano la condivisione e il confronto nell’ottica di crescere a livello personale e professionale. Si tratta di una metodologia di conoscenza e formazione continua e di dialogo costruttivo tra i vari attori che partecipano alla produzione di un progetto espositivo o educativo. Sicuramente il network ZonArte e i Dipartimenti Educazione dei musei torinesi sono un esempio eccezionale a cui far riferimento per quanto riguarda il tema education.
Come Arteco ci si propone un’attività composita che prenda ispirazione anche da modelli internazionali, guardando alle direttive europee sulla formazione artistica e alle attuali categorie di pensiero che riguardano anche il coinvolgimento di nuovi pubblici. I risultati ottenuti sinora, con gli enti, ci hanno dato e continuano a darci molte soddisfazioni, ma vorremmo citare anche un’esperienza circoscritta fatta in collaborazione con la Fondazione Agnelli, per la quale abbiamo curato, tra il 2013 e il 2014, il progetto 123 Click!: una riflessione sugli spazi scolastici attraverso la fotografia.

3.Beatrice Zanelli e Annalisa Pellino © Ivan Catalano 2016

Beatrice Zanelli e Annalisa Pellino

In quest’occasione è stato interessante coinvolgere quattro educatori e quattro artisti. Ivan Catalano, Francesca Cirilli, Vittorio Mortarotti e Sara Medici, nella realizzazione di un progetto educativo specifico nato proprio dall’intersezione dei due approcci
Come si compone l’associazione?
Oggi Arteco è composta da due art project manager Annalisa Pellino e Beatrice Zanelli e insieme al consiglio direttivo, che include gli altri soci-fondatori Fabio Cafagna e Erika Cristina, conta una ventina di soci lavoratori tra mediatori, responsabili dei progetti educativi Marta di Vincenzo ed Ersilia Rossini e chi si occupa di ricerca (archiviazione e schedatura) ed editoria con il progetto curatoriale Print about me, nato nel 2011 in collaborazione con Paolo Berra e Mattia Macchieraldo.
L’associazione coinvolge anche professionalità esterne come architetti, educatori e altre figure, che vengono selezionate in base alle caratteristiche del progetto da sviluppare, sempre all’insegna del confronto e dell’apertura a nuove idee e possibilità di sperimentazione, con l’obiettivo di far dialogare il mondo dell’arte storicizzata, il patrimonio storico-artistico e il territorio con le competenze delle industrie creative e i giovani artisti.
Mai Visti e Altre Storie è un archivio che conserva e valorizza l’Arte Irregolare contemporanea in Piemonte. Si offre come occasione per riflettere sulla permeabilità dei confini tra i concetti di outsider e mainstream, normalità e marginalità, considerando arte e cultura come beni condivisibili e strumenti di cittadinanza attiva. Come nasce l’idea del progetto?
L’idea nasce grazie al lavoro di Tea Taramino, lungimirante artista che per circa un trentennio, si è occupata di custodire e valorizzare una produzione di Arte Irregolare vasta e complessa, che necessitava di essere ordinata e catalogata per poter essere salvaguardata e conservata come patrimonio storico-artistico, rappresentativo di un certo modo di concepire il lavoro e l’identità degli artisti in relazione al territorio. Ed è qui che ha avuto inizio il ruolo di Arteco.
Innanzitutto è stato costituito un comitato scientifico per normare ogni attività all’interno dell’archivio. Poi si è pensato ad una modalità per poter mostrare e divulgare il più possibile le opere ed è stato creato un sito web inteso come una sorta di vetrina, di certo non esaustiva, ma utile a far conoscere il progetto anche ad un livello di fruizione differente.
Raccontateci  come si articola il procedimento di raccolta e archiviazione della produzione artistica?
In collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Storico-Artistico ed Etnoantropologici del Piemonte, in un primo momento abbiamo visionato le direttive ministeriali prendendo come riferimento la scheda dedicata alle opere d’arte contemporanea, in parte rivista e adattata alle nostre esigenze, grazie all’aiuto di Promemoria.
Il lavoro di archiviazione prevede poi la creazione di un database di immagini ad alta e bassa definizione e la compilazione di una scheda per ciascuna opera che include un numero d’inventario e una didascalia che la descrive con tutte le specifiche del caso (titolo, data, misure, stato di conservazione…). Questa a sua volta rinvia ad una scheda autore che offre più informazioni sul metodo di lavoro, lo stile e la tecnica dell’artista. Inoltre, insieme alla catalogazione delle opere più storicizzate, esiste una parte dell’attività dedicata allo scouting e monitoring di artisti più giovani e contemporanei; naturalmente per poter essere catalogata la loro produzione deve risultare ampia, documentata e costante.

Irene Dionisio - Francesca Cirilli, Residenza Alpina 2016,(C)F.Cirilli

Irene Dionisio Francesca Cirilli Residenza Alpina 2016

Chi sono i vostri partner nell’ambito del progetto Mai Visti e Altre Storie
Mai visti e Altre Storie nasce nel 2015 portandosi dietro una rete di partner costruita nel tempo, grazie anche alla realizzazione di progetti di arte relazionale e partecipata come L’Arte di Fare la Differenza (edizioni 2013 e 2014), ideato da Anna Maria Pecci e curato da Arteco, in collaborazione con il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino e Tea Taramino (Comune di Torino, Servizio Disabili). Nell’ambito del progetto venivano posti a confronto giovani artisti che realizzavano opere a quattro mani con artisti outsider. Al termine della seconda edizione è stato realizzato un convegno internazionale con interlocutori dalla Germania, dalla Spagna, dal Belgio e dalla Svizzera, aree in cui l’Arte Irregolare è valorizzata e riconosciuta in quanto tale. Da qui ci siamo resi conto della necessità di far nascere in Italia un archivio di Arte Irregolare in grado di dialogare alla pari con realtà di questo tipo, attive nel medesimo campo.
In Mai Visti e Altre Storie oltre al Comune di Torino e al Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino si sono aggiunti tra i partner alcune ASL, in particolare l’ASL TO 3 che conserva le opere frutto del lavoro svolto nel Centro Sociale Basaglia, presso l’ex Ospedale Psichiatrico di Collegno. Non mancano relazioni professionali con cooperative, associazioni, collezioni private su tutto il territorio piemontese, e non solo, come quella con Bianca Tosatti, storica e critica d’arte che da decenni si occupa di Arte Irregolare e della cui esperienza ci avvaliamo – essendo uno dei membri del nostro comitato scientifico –  per la selezione degli artisti.
L’intero progetto è finanziato dalla Compagnia di San Paolo che da anni ci segue e ci sostiene, e nel primo anno di vita del progetto anche dalla Fondazione CRT. Naturalmente è necessario individuare annualmente risorse economiche che possano garantire il raggiungimento degli obiettivi che vengono delineati all’inizio di ogni anno di attività.In generale, ciascun progetto ideato da Arteco porta con sé la costruzione di una rete di partner, selezionati ad hoc tra pubblico e privato, per il conseguimento degli obiettivi prefissati per quella specifica iniziativa.
Oltre al lavoro di catalogazione seguite anche l’ideazione e la curatela di progetti espositivi.  Qualche esempio di mostra o intervento di valorizzazione che sia stato diretta conseguenza della ricerca archivistica?
Per quanto riguarda il progetto Mai Visti e Altre Storie ricordiamo la mostra di Rossella Carpino, che è stata allestita in seguito alla schedatura delle sue opere presso l’archivio. Inoltre, in quell’occasione, è stata realizzata anche un’edizione limitata (50 esemplari per ciascun soggetto) di serigrafie di 17 opere dell’artista da affiancare agli originali in mostra. Le serigrafie sono state realizzate dal collettivo Print About Me e sono ancora oggi in vendita nell’intento di fornire un contributo all’intero progetto. Tale iniziativa nasce per coinvolgere anche un pubblico più giovane, più attento all’arte grafica, nell’ottica di attivare quello “spostamento dei confini” tra arte outsider e mainstream di cui si è parlato. Sulla stessa linea di pensiero si pone la collaborazione con Nurant, la prima rivista di illustrazione su carta in Italia, all’interno della quale sono state pubblicate alcune opere di artisti irregolari a confronto con disegni di giovani illustratori.
Per tornare a progetti passati, nel 2013 abbiamo condotto un lavoro di mappatura delle gipsoteche piemontesi di autori attivi tra Ottocento e Novecento, entrando in contatto con archivi pubblici e privati sul territorio piemontese. In questo caso l’intera ricerca aveva dato vita ad un convegno di un giorno che nella fase successiva prevedeva l’attivazione di un workshop in collaborazione con la Reggia di Venaria, il Politecnico di Torino e l’Università degli Studi di Torino, coinvolgendo alcuni studenti nell’ideazione di un sistema integrato di valorizzazione delle gipsoteche piemontesi. Durante il convegno era stata allestita anche una piccola mostra di fotografie di Giorgio Stella, i cui scatti descrivevano le 5 gipsoteche piemontesi già musealizzate.

Visita Guidata presso Artissima 2016, ©Maria Elisa Ferraris

Visita Guidata Artissima 2016

Di recente invece, per il progetto Residenza Alpina (nell’ambito di MontagnaFest2016 vincitore del bando Torino e le Alpi della Compagnia di San Paolo), abbiamo invitato quattro artisti che utilizzano media differenti a lavorare sugli archivi fotografici della Valle Cervo, al fine di ideare un manifesto che potesse essere affisso negli spazi pubblicitari della valle per tutta l’estate. Un modo per rivolgersi agli abitanti e ai villeggianti della zona e raccontare loro le tradizioni del luogo attraverso una reinterpretazione, tutta contemporanea, di documenti fotografici del territorio. Mattia Macchieraldo ha lavorato sugli scapin, un tipo di calzatura in feltro e canapa inventandosi una finta campagna pubblicitaria; BR1 ha condotto un’indagine sulla nuova popolazione della zona; Irene Dionisio è intervenuta a livello concettuale sul frazionismo della valle, secondo cui ogni villaggio ha un suo dialetto molto diverso; infine Francesca Cirilli ha riprodotto le antiche immagini privandole delle figure umane e alludendo allo spopolamento del territorio.
Quali sono i progetti che avete in previsione per il futuro?
Sicuramente continueremo a lavorare sulla parte educativa e nella prosecuzione di Mai Visti e Altre Storie che ci piacerebbe diventasse una realtà strutturata, in linea con le altre collezioni civiche torinesi e che non vivesse sulla ricerca annuale di fondi, come finora è stato.  Ma soprattutto dovremo dare avvio al progetto Present Continuous con cui abbiamo vinto il bando Funder35 in linea con la nostra mission e con il quale speriamo di diventare una realtà in grado di convogliare attorno a sé nuove persone e competenze (ndr. sorridono scaramantiche).

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